LA NUOVA DEFINIZIONE DEL DOLO NELL'AZIONE REVOCATORIA COMMENTO ALLA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE - SEZIONI UNITE CIVILI Cass. civ., Sez. Unite, Sent., (data ud. 08/10/2024) 27/01/2025, n. 1898
- Avv. Sabino Gervasio

- 10 feb
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La recente pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione offre un contributo fondamentale alla definizione dell'elemento soggettivo nell'azione revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c., chiarendo il requisito del "dolo specifico" richiesto per gli atti dispositivi anteriori al sorgere del credito. La sentenza si inserisce in un dibattito giurisprudenziale che ha visto contrapporsi due orientamenti distinti e ne sancisce l'epilogo con una netta affermazione di principio.
Il contrasto giurisprudenziale e la soluzione delle Sezioni Unite
Il contrasto riguardava l'interpretazione del primo comma dell'art. 2901 c.c., in particolare la differenza tra atti dispositivi anteriori e successivi al sorgere del credito. Se per questi ultimi la giurisprudenza ha sempre ritenuto sufficiente la consapevolezza del debitore del pregiudizio arrecato ai creditori (dolo generico), la questione si è posta per gli atti compiuti prima della nascita del credito.
Secondo un orientamento minoritario, anche per tali atti sarebbe stato sufficiente il dolo generico. Tuttavia, le Sezioni Unite confermano l'opinione maggioritaria, affermando che per la revocatoria degli atti anteriori è necessaria la prova di una dolosa preordinazione, ovvero dell'intento specifico del debitore di sottrarre beni alla futura garanzia patrimoniale dei creditori. Tale finalità deve essere nota al terzo acquirente in caso di atti a titolo oneroso.
Implicazioni pratiche e sistematiche
L’affermazione del principio di diritto secondo cui il dolo deve essere specifico rafforza le garanzie per i terzi acquirenti, riducendo il rischio di una revocatoria indiscriminata che potrebbe minare la certezza dei traffici giuridici. Inoltre, la sentenza stabilisce un criterio rigoroso per la prova dell’elemento soggettivo, limitando la possibilità di ricorrere a presunzioni troppo generiche.
L’impatto sulla sentenza della Corte d’Appello di Roma
Applicando tale principio, la Suprema Corte ha cassato la sentenza della Corte d’Appello di Roma, che aveva dichiarato inefficaci gli atti di disposizione patrimoniale sulla base della sola consapevolezza del pregiudizio arrecato ai creditori. Secondo le Sezioni Unite, la decisione di merito non aveva adeguatamente verificato se la debitrice avesse effettivamente agito con l’intento fraudolento specifico, né se il terzo acquirente ne fosse a conoscenza.
Conclusione
Questa sentenza costituisce un punto di riferimento essenziale per la dottrina e la prassi giuridica in materia di dell'azione revocatoria, introducendo un importante limite alla discrezionalità interpretativa dei giudici di merito e garantendo un maggiore equilibrio tra le esigenze dei creditori e la stabilità delle transazioni economiche. Sarà interessante osservare l’evoluzione applicativa di questo principio nei futuri contenziosi in materia di revocatoria.

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